La Collegiata di Santa Maria di Betlem custodisce uno dei quadri di maggior valore nel panorama ibleo sopravvissuto al terribile terremoto del 1693.

Parliamo del Martirio di Santa Caterina d’Alessandria(1640). Un opera unica per valore, realizzata da un autore semi-sconosciuto che si firma come Michelangelo Xiavarella “Catanensis”.

Riprende la storia del martirio della santa, con la stessa a sinistra illuminata da un fascio di luce, gli angeli tra le nubi discendono per salvarla, a destra un imperatore esterrefatto che assiste alla distruzione della ruota dentata, mezzo del martirio, le cui punte colpiscono i soldati(in basso) nell’atto di proteggersi.

Insomma una grande opera religiosa che non nasconde influssi di Guido Reni, del Caracci, di scuola Caravaggesca. Personaggi curioso “Xiavarella” che sicuramente aveva viaggiato in Italia e aveva portato nel nostro territorio gli stili e le mode dell’epoca.

Pochi decenni dopo la realizzazione di questo dipinto sarebbe successo l’inevitabile, e allora forse riusciamo a capire come il barocco di importazione non sia stato un semplice copia e incolla ma la piena maturazione di contatti e scambi artistici che già avvenivano tra il nostro territorio e il resto d’Europa.

Non un territorio sperduto, quello della Contea di Modica, ma luogo di partenza, di arrivo, perfettamente inserito nel contesto internazionale.

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